SQUALI PREDATORI E PREDATI

A quanti mi chiedono come mai tra tanti animali, ho deciso di dedicarmi proprio agli squali, rispondo sempre che non lo so; che è stato un “indirizzo” pressoché naturale, dettato ovviamente dalla mia immensa passione per il mare, che ha avuto come evoluzione, l’interesse dapprima ludico e poi scientifico per i pesci cartilaginei.
Durante i primi anni di avvicinamento e di studio agli squali, ho cominciato sempre più a rendermi conto di quanto questi pesci fossero non solo affascinanti, ma anche fondamentali e unici nel loro ruolo all’interno delle catene alimentari marine.
La passione per questi pesci, si è quindi trasformata in un lavoro fatto di ricerca e di attività didattiche con lo scopo principale di favorire la loro salvaguardia.

Perché proteggere gli squali?
Alcuni anni fa, durante una conferenza, mi venne chiesto il motivo di tante energie spese a protezione degli squali, animali potenzialmente molto pericolosi per l’uomo, rispetto alle attività di salvaguardia di animali assolutamente non pericolosi per l’uomo, come ad esempio il Panda.
Partendo dal presupposto che ogni specie animale ha una sua importanza nei rispettivi ecosistemi, va però evidenziato il diverso “valore biologico” che le varie specie hanno.
Gli squali in sintesi, al pari di altri grandi predatori (tigri leoni, orche, falchi etc.), svolgono un ruolo non solo “esistenziale” ma anche fortemente attivo nei loro habitat.
Purtroppo quindi, far estinguere una specie di squalo (ad esempio lo squalo bianco), creerebbe molti più danni alla catena alimentare marina, rispetto all’estinzione, comunque assolutamente deprecabile, di altre specie di minor “valore biologico”.
L’alone di terrore che circonda questi animali, rende però ancora molto difficile adoperarsi per la loro salvaguardia: gli squali sono infatti considerati “portatori di morte” e far quindi capire l’importanza della loro presenza risulta ancora un arduo compito.
L’unico strada percorribile è quella di mostrare la vera natura di questi animali, e cioè il loro “non” interesse alimentare per l’uomo.
E’ con questo intento che oltre alle mie attività di ricerca sul campo, mi impegno ogni anno in numerose conferenze ove mostro, tramite video da me girati, il “naturale” comportamento che questi animali hanno in acqua, anche di fronte alla loro vera unica minaccia: l’uomo.

Gli Squali e loro predatori
Anche se in maniera generica, si può affermare che gli squali, occupando il vertice della catena alimentare, non hanno predatori naturali: uno solo è l’”animale” che minaccia quotidianamente la loro esistenza.
L’uomo! Infatti attualmente molte specie di squali subiscono una fortissima “pressione di pesca”, ad opera dell’uomo, che li caccia sia per motivi commerciali, sia per proteggere le coste popolate da bagnanti e surfisti.

“The Jaws”
Alcune ricerche hanno dimostrato che la paura per gli squali è una paura atavica, nata insieme all’uomo quando questo ha cominciato ad avere contatto con il mare.
Questa paura si è però fortemente acuita a partire dagli anni ‘70 quando vennero prodotti una serie di film dall’inequivocabile titolo “Lo Squalo” (The Jaws).
Può sembrare paradossale, ma proprio quella serie di film ha fortemente influenzato l’idea che l’uomo ha di questi pesci: un mostro alla perenne ricerca di preda, che sembra davvero avere un conto in sospeso con l’uomo.

Il Finning
Altro grande “flagello” è la pesca commerciale che ha come interesse le pinne di squalo, il cui valore economico è molto alto.
Queste pinne infatti sono ricercate sul mercato asiatico, in quanto vengono vendute alla ristorazione che le trasforma in costose zuppe dal “teorico” valore afrodisiaco.
L’enorme pressione di pesca, che fino allo scorso decennio si era concentrato prevalentemente sulle coste delle regioni asiatiche, ultimamente ha cominciato a sconfinare anche in altri paesi, incoraggiata dalle elevate rendite economiche.
Purtroppo questo è un problema culturale, perché risulta davvero difficile far capire a popolazioni povere, che vivono di pesca, che sterminare gli squali può causare un profondo depauperamento dell’ecosistema marino.

Perché diminuisce il numero degli squali
In seguito quindi alle attività di pesca e al tentativo dell’uomo di “allontanare“ gli squali dalle coste (tramite reti che intrappolano fatalmente gli animali), il numero di esemplari stimati è decisamente in decremento.
Infatti risulta ormai evidente (anche facendo immersioni), che il numero di squali è in continua diminuzione e i numeri relativi alla pesca confermano tali ipotesi.
Ma perché gli squali riescono a sopportare con maggiori difficoltà la pressione di pesca, rispetto a tante altre specie di pesci ossei? I motivi sono fondamentalmente tre:
1- Elevata età della maturità sessuale: a differenza di gran parte dei pesci ossei, gli squali raggiungono la maturità sessuale dopo molti anni di vita.
La pesca quindi di esemplari subadulti, riduce la presenza di esemplari atti alla riproduzione.
2- Elevato tempo di gestazione: il tempo di gestazione sia delle uova (negli squali ovipari), che va dai 3 ai 5 mesi, sia degli embrioni (per gli squali vivipari) che va dai 12 ai 18 mesi, fa si che i tempi riproduttivi si allunghino, a discapito del rapporto nascite/anno.
Questo vuol dire che durante la vita media di una femmina, il numero di parti (deposizioni) non sarà molto elevato, a differenza dei pesci ossei che possono deporre le uova anche più volte in un anno.
3- Bassa quantità di giovani nati: ulteriore caratteristica è il basso numero di nati per ogni femmina, all’anno.
Mediamente infatti una femmina di squalo depone molte meno uova (da 5 a 30) in una stagione, rispetto ai pesci ossei (anche diverse migliaia), mentre i piccoli squali partoriti da un esemplare viviparo, sono relativamente pochi (mediamente da 8 a 20).
A tutto ciò la natura ha compensato con altre peculiarità biologiche, come l’elevata età media di vita e la bassa mortalità neonatale, ma tutto ciò non ha previsto l’intromissione negativa delle attività dell’uomo.

Il ruolo degli squali nella catena alimentare
La natura in tutte le sue forme non è stata mai banale o inutile e nel “dar vita” agli squali ha riservato loro un ruolo molto importante: infatti le numerosissime specie di squali, si sono evolute in circa 430 milioni di anni, mantenendo un ruolo predominante nelle catene alimentari, e cioè quello di equilibratore biologico.
Gli squali hanno quindi il compito di mantenere l’equilibrio numerico tra le popolazioni marine, nutrendosi di parte di esse e di mantenere minimo il rischio di infezioni e di patologie, nutrendosi di animali malati,vecchi e malconci.
Quindi diminuire il numero di squali produrrebbe un’evidente squilibrio biologico-ambientale con gravi conseguenze sugli ecosistemi marini.

Danilo Rezzolla Mediterranean Shark Research Group www.danishark.it  

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