STENELLA

Biologia
Non si tratta certo dell'unico cetaceo presente in Mar Rosso, ma grazie alla fama che lo accompagna, ai progetti di ricerca e alla storia che lega tantissimi amanti del Mar Rosso al famoso Dolphin reef di Sha'ab Samadai, le stenelle sono forse i cetacei più evocativi di questo mare. Stenella longirostris è un piccolo cetaceo  dal corpo snello e slanciato appartenente al sott'ordine degli Odontoceti (cetacei provvisti di denti) di circa 1,5 – 2 metri di lunghezza che raramente raggiunge pesi superiori ai 70-80kg. Di colore tendenzialmente grigio con macchie più scure nella regione posteriore, sul dorso e in prosimità della gola ha invece il ventre bianco.  Caratteristica cui deve il nome è il rostro (il muso dell'animale) lungo e sottile da qui longirostris Maschi e femmine raggiungono la maturità sessuale all’età di 9 anni, la gestazione dura 12 mesi, mentre le nascite sono concentrate nel periodo estivo. Il neonato pesa circa 10Kg. e misura quasi un metro alla nascita.  I piccoli rimangono con gli adulti per circa 2-3 anni dopo lo svezzamento e dopo tale periodo si uniscono ai gruppi giovanili. L’intervallo tra un parto e l’altro varia da 1,5 a 3 anni e la longevità supera i 30 anni.

Profondità
La stenella è un animale che vive in gruppi, le sue dimensioni possono essere variabili da pochi individui a migliaia, ma la maggior parte sono composti da 25 -100 esemplari, anche se sono stati osservati gruppi molto più ricchi. E' uno dei cetacei più agili e veloci, in grado di raggiungere i 40 Km all'ora. Se pur con la necessità di respirare aria, questi cetacei si nutrono prevalentemente di pesci, molluschi e crostacei mesopelagici, significa che vanno a cacciare (sopratutto di notte) con apnee che raggiungono i 200 – 300 metri di profondità.

Curiosità
Comunemente queste stenelle vengono chiamate "spinner dolphin", grazie alle caratteristiche evoluzioni che compiono fuori dall'acqua, in grado di superare i 2,5 metri d'altezza durante i quali girano molto velocemente sul proprio asse longitudinale. Altra curiosità tutta "egiziana" è legata al sito di Sha'ab Samadai famoso per l'osservazione di questi animali, dove una grosso gruppo di stenelle va regolarmente a riposare alle prime luci dell'alba, dopo la lunga notte di caccia. Questa loro abitudine ha fatto si che Sha'ab Samadai sia diventato fin troppo famoso, al punto da dover istituire una sorta di area marina portetta per regolamentare l'accesso e limitare il più possibile il disturbo per questi animali che spesso si son dimostrati fin troppo fiduciosi nei confronti del genere umano che a volte ricambia questa empatia nel modo peggiore.

Avvicinamento e Osservazione
Come sopra citato, le stenelle sono animali sociali, curiosi e non particolarmente schivi, basta rispettarli e attenderli in silenzio, saranno loro ad avvicinarsi incuriositi. Questo non ci autorizza a cercare il contatto o a tramutare un piacevolissimo incontro in una buriana da circo. Da bravi mammiferi sociali, ad ogni atteggiamento interpretato come minaccioso per i piccoli o per il gruppo in generale, risponderanno con la fuga immediata, quindi se vi capiterà di incrociare la loro rotta non gettatevi a mare, non urlate per attirare la loro attenzione altrimenti riuscirete solo a farli fuggire. Se sarete abbastanza fortunati e soprattutto rispettosi da potervi godere un incontro in acqua, vuole dire che in qualche modo ve lo sarete meritati.

Miti e Leggende
Il delfino è simbolo delle acque, è salvatore: guida le anime nell'oltretomba; è il salvatore dei naufraghi, infatti già le antiche leggende lo vedono amico dell'uomo. I Cretesi credevano che i morti si ritrovassero ai limiti del mondo, nelle isole dei Beati, e che i delfini li trasportassero sul dorso alla loro dimora nell'oltretomba. Per i Cretesi i delfini erano degli dei e venivano adorati come tali. Il delfino lo incontriamo nella religione egiziana come attributo di Iside: protettrice dei defunti, capace di risuscitarli; incarna il principio femminile, fonte magica della fecondità e della trasformazione. Nell'arte greca l'uomo era spesso rappresentato sul dorso del delfino. Gli antichi greci avevano così grande stima dei delfini che ucciderli equivaleva a uccidere un uomo ed entrambi i crimini erano puniti con la morte. Secondo alcuni miti Poseidone, il dio dei mari, degli oceani e dei fiumi, delle sorgenti e dei laghi, dominatore delle acque, si unì a Melanto sotto forma di delfino e insieme concepirono Delfo. Erodoto narra che Arione (figlio di Poseidone e Demetra) volle recarsi in Sicilia; dopo aver guadagnato molto denaro, decise di tornare a Corinto. Partì da Taranto con una nave di Corinti i quali volevano derubarlo e gettarlo in mare. Arione cedette i denari e cantò un'ultima canzone prima di gettarsi in acqua; venne salvato da un delfino soccorritore che lo portò sano e salvo in Grecia. L'inno di Omero narra che Apollo si incarnò in un delfino per accostarsi ai lidi di Crisa che gli aprirono la via di Delfi. Dioniso, imbarcatosi per Nasso, si accorse che la nave si dirigeva in Asia. Temendo di essere venduto dai pirati come schiavo, trasformò i remi in serpenti, riempì la nave di edera e la bloccò con la vite e fece suonare flauti invisibili. I pirati, impauriti e impazziti, si buttarono in mare trasformandosi in delfini, i quali, essendo in realtà "pirati pentiti", diventarono soccorritori dei navigatori. Nel cristianesimo è il Cristo ad essere rappresentato sotto forma di delfino: simbolo di trasformazione spirituale dell'uomo nel divenire divino. Plinio narra del “Delfino del lago Lucrino” (presso l’attuale Pozzuoli), che giocava volentieri con un suo giovane amico umano e lo accompagnava al vicino ginnasio, portandolo in groppa. Quando il ragazzo, per un incidente, morì, anch’esso si lasciò morire, continuando ad aspettarlo vicino alla riva. Apollo, protettore delle arti e del linguaggio, è costantemente associato al delfino, ed è sulla sua groppa che raggiunge Delfi, dove fonda il più famoso luogo di culto dell’antichità greca. Una popolazione aborigena australiana del Golfo di Carpentaria si considera discendente dai delfini, che sarebbero semidei spostatisi dalla terra al mare, e quindi tornati per insegnare agli uomini il linguaggio. Per gli indiani d’America “Il delfino è il guardiano del sacro respiro della vita. Egli ci insegna a lasciar andare le emozioni attraverso il ritmo del respiro e a spezzare i confini e le dimensioni della realtà fisica per entrare nel Tempo del Sogno”. Questi racconti confermano la collocazione che il delfino ha sempre avuto nel cuore dell’uomo.

Fotografare
Riprendere un delfino è il sogno di ogni fotografo. Non è poi neanche così difficile intuirne il motivo dato che questo mammifero così come pochi altri mammiferi, costituiscono il contatto più stretto tra noi umani e la razza dei mammiferi marina. Certo è che non sarà molto semplice imbattersi in un delfino nel corso di una immersione con le bombole mentre lo sarà molto di più in apnea o nel corso di una navigazione. L'incontro con i delfini in immersione potrà accadere soltanto quando saranno loro a decidere di avvicinarsi al subacqueo perchè in uno stato particolare di curiosità se no difficilmente potrà avvenire un incontro casuale. Fatta questa premessa parliamo ora dell'incontro in apnea che sarà quello più semplice soprattutto in Mar Rosso dove, come abbiamo già detto, esistono siti nei quali intere famiglie di stenelle nuotano tranquille e indisturbate. Generalmente li si incontra all'interno delle lagune nelle quali vanno a proteggersi dopo una giornata di caccia in mare aperto. La tecnica di avvicinamento è molto semplice dato che la si potrà effettuare in gommone portandosi nella zona in cui nuota il branco. Scendete in acqua e attendete pazientemente il loro arrivo, il delfino è un animale molto curioso e sarà lui ad avvicinarsi. A quel punto dovrete nuotare seguendo i suoi movimenti ma senza affannarvi più del dovuto, certamente effettueranno diversi passaggi e avrete le vostre opportunità di fotografarli. Generalmente i delfini in laguna nuotano in fondali bassi su fondo di sabbia chiara e riflettente; una condizione perfetta per poterli riprendere anche senza il bisogno di usare il flash. Le tecniche di ripresa in queste condizioni possono essere diverse considerando le innumerevoli scelte di inquadratura: fotografarli in superficie oppure effettuare delle apnee in modo da riprenderli mentre sono in immersione o in controluce oppure ancora dall'alto verso il basso mentre nuotano rasenti al fondo. In tutti questi casi consigliamo sempre di usare un medio grandangolo se non addirittura un grandangolo spinto dato che potrete avvicinarvi abbastanza da giustificare l'uso di un bell'obiettivo grandangolare. Tenete presente che la livrea della stenella è grigia, sarà quindi necessario fotografarlo sfruttando al meglio la luce esterna che dovrà illuminare l'animale dalla parte in cui lo state riprendendo. Un altro consiglio da non dimenticare è quello di usare un tempo di sincronizzazione uguale o maggiore alla lunghezza focale dell'obiettivo che state usando in modo da non rischiare di realizzare immagini mosse. Il delfino anche quando sembra muoversi lentamente starà sempre nuotando ad una velocità tale da dover bloccare il suo movimento.

Testo di biologia curato da Emilio Mancuso (I.S.M. Istituto per gli Studi sul Mare)

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