Com’è vero che sott’acqua siamo tutti uguali, sopra l’acqua no di certo.
Devo dire che pur essendo abbastanza assuefatto ai paesi arabi in generale,
questo primo viaggio in Arabia Saudita mi ha fatto molto riflettere. Solo
poche miglia marine dalla sponda dell’Egitto, ma qui è proprio un altro
mondo.
Siamo nel cuore della cultura e della storia mussulmana, la città Santa si
trova a 70 chilometri da Jeddah, nostro aeroporto di arrivo e questa
ingombrante presenza si percepisce immediatamente. I sauditi devono, volente
o nolente, essere l’esempio religioso per tutti gli islamici nel mondo e
questo lo si percepisce immediatamente. La loro osservanza delle regole è
maniacale, quantomeno all’apparenza, scavando più in profondità però
emergono forti contraddizioni, figlie del proibizionismo integralista.
Vedere le nostre compagne di viaggio costrette a indossare “l’abaja”
(completino lungo in acrilico nero tipo total body) è stata una bella
libidine .. anche per loro credo.
Sappiate che quando andrete in Arabia (perché qualcuno di voi che leggerà
questo mio racconto, ci andrà sicuramente), questo non sarà un viaggio
comune, dovrete osservare ciò che vi circonda con altri occhi e soprattutto
con un’altra testa.
Ebbene, vi confermo che la Mecca non è l’unica città santa da queste parti
ma quella che più interessa a noi si trova circa 40 metri sotto la
superficie di un mare straordinario. Non avevo mai visto prima d’ora
un’abbondanza di vita come nei fondali di Yanbu. Mi dicono essere (io ancora
non mi immergevo) come il Mar Rosso egiziano di trent’anni fa: reef
rivestiti di alcionari, gorgonie di dimensioni spropositate, coralli di ogni
specie, forma e colore oltre ad una incredibile quantità di pesce. Insomma,
una vita sottomarina ancora vergine e rigogliosa e tutta questa meraviglia
senza nessun turista nei paraggi…. Tranne noi ovviamente. Pensate che in una
settimana di crociera abbiamo incontrato solo una barca scassata di
pescatori scassati. L’itinerario che da giugno a ottobre parte da Yanbu e si
svolge prevalentemente nel comprensorio dei Seven Reef e in parte anche nel
comprensorio di Rabigh, situato a metà strada tra i Seven reef e Jeddah.
I siti d’immersione possono essere suddivisi in due categorie: reef con
pareti verticali a strapiombo (come Marker 41 o Joey reef) e pareti con
pianori (come Marker 32, 34, Abu Galawa, sha’ab Suflani ecc.), stranamente
sono stati questi secondi ad averci regalato le emozioni più belle.
La mentalità del subacqueo - crocerista la conosciamo bene e a volerla dire
proprio tutta le aspettative del nostro gruppo erano molto alte. Si era
parlato di avvistamenti di grossi pelagici ma come sempre: tra il dire e il
fare c’è di mezzo il mare. Ebbene, per quanto alte fossero le aspettative,
queste sono state ampiamente superate. In verità i primi due giorni di
crociera sono stati “poveri” di incontri di grosso pesce, già l’ansia del
martello aleggiava tra tutti noi ma come dico io caro subacqueo: - sei
stressato dal lavoro di tutto l’anno, se poi ti stressi anche in vacanza….
Bisogna avere pazienza e disintossicarsi prima dagli stress quotidiani e poi
godersi la vacanza e soprattutto: i conti si fanno alla fine – Ma si sa, la
fortuna sorride agli audaci ed eccoci ad Abu Galawa, che in arabo significa
“il padre delle piscine” infatti, nella zona centrale del reef si trovano
enormi pozze d’acqua dal colore turchese e da qui il nome attribuitogli. Ma,
piscine a parte, sarà stata la complicità di una bottiglietta di plastica,
sarà stata la mancanza di alcolici in barca (in barca il top culinario sono
stati sushi di barracuda accompagnati da Seven Up), iniziamo a vedere
l’impossibile.
Scendiamo sul lato del pianoro, ci spingiamo nel blu e, grazie al miracoloso
“richiamo della foresta” (che brevetteremo poi con il nome di Trink e Shark)
presto si materializza un curioso pesciolino dalla testa quadrata.
Nonostante la narcosi (ma la profondità si legge in metri o in piedi?) tutti
quanti lo riconosciamo. Ma è lui, il tanto agognato e desiderato squalo
martello!! Elegantissimo, si muove lento con la grazia di una prima
ballerina della Scala, sembra curioso di conoscere quegli scoordinati
nuotatori che lo osservano con occhi sgranati. Si avvicina e staziona a poca
distanza da noi senza allontanarsi poi all’improvviso sento qualcuno che
urla soffocandosi nell’erogatore. Meraviglia, ne arrivano altri, almeno una
decina e non è la solita esagerazione da subacqueo! Il primo era solo una
sentinella, poi subito dopo è sopraggiunto il branco, almeno così ci
racconta il nostro fido biologo.
Dopo un attimo di stordimento passivo mi attacco alla macchina fotografica e
scarico tutta la batteria suscitando una certa comprensibile invidia da
parte di Massimo che, furbescamente ha pensato di lasciare a casa la sua
attrezzatura fotografica.
Seguiamo i martello per diverso tempo ma occhio signori perché il reef si
sta lentamente allontanando e l’aria nelle bombole comincia inesorabilmente
a scarseggiare. Con molto dispiacere risaliamo a quote meno proibitive
lasciando quei favolosi e tranquilli animali nel loro mondo fantastico.
I martello suscitano sempre sentimenti primordiali, vederli così vicini
questi bellissimi predatori scatena sempre attacchi di adrenalina pura.
“Spruzzi di poesia” direbbe qualcuno ed è proprio così ogni volta. In barca
tutti contenti e super affamati (Mauro e Francesco in primis), lo stress da
assenza di martello è ormai solo un ricordo lontano. Ma non finisce qui, il
miracolo si ripete. In almeno altre cinque immersioni incontriamo i nostri
amichetti. L’altro sito dove fioccano gli avvistamenti è il Marker 44, sha’ab
Suflani. Addirittura qui siamo noi ad essere troppo profondi, l’ironia dei
martello. Non importa, per le foto è una situazione ideale. Lo sa bene il nostro
Massimo che ormai passa le sue immersioni pregando che qualche anima buona gli
presti una digitale anche vecchia e brutta. Disposto anche a pagarne il
noleggio. Perché qui c’è una tale abbondanza che le foto vanno via come il pane.
In alcune immersioni abbiamo incontrato contemporaneamente squali, branchi
infiniti di barracuda e enormi tonni dalle dimensioni stupefacenti, tutti
appassionatamente in una sola inquadratura. Uno spettacolo da vedere
assolutamente!
Se non credete alle mie parole, andateci di persona perché certe cose non è
bello farsele raccontare.
Sappiate che io, pesce pianista, sono assai scarso come fotografo e dotato
di una macchina altrettanto scarsa e photoshop non so neanche cosa sia. Ma
guardate le mie foto e correte a prenotare! L’Arabia Saudita ci aspetta per
nuove avventure.
Giovanni Miceli
P.S. Colgo l’occasione per salutare i miei strani compagni d’immersione Fabietto e Mauro perché sott’acqua credo di non averli mai visti.