Notte fonda. Sedici figure dall’aria assonnata scendono dalla scaletta del volo
della Saudi Arabian Airlines e si dirigono verso un pulmino.
L’aria è calda ma abbastanza secca, quel tanto che basta per respirare, senza che
i vestiti si incollino addosso.
Di tanto in tanto luci di stabilimenti petroliferi e cittadine balenano attraverso
i finestrini, fendendo il buio della notte e destandoci dai nostri sogni.
Le dune di sabbia che costeggiano la strada sembrano ormai rincorrerci mentre, i
sempre più assonnati volti dei militari che incontriamo ai posti di blocco, scandiscono
il passare delle ore.
Albeggia. Quando il pulmino si ferma, le tonalità del cielo cominciano ormai a tendere
verso l’azzurro.
Ci ridestiamo dal torpore e cominciamo ad attendere l’arrivo della nostra barca,
il Dream Master, su un piccolo molo deserto dal sapore di avventura, mentre una
leggera brezza di mare scivola tra i nostri capelli.
Le ore di viaggio e la nostra cara “Madunina” sono ormai un ricordo che si allontana
dietro le nostre spalle.
A bordo, finalmente! Un veloce e gradito spuntino per ritemprarci e poi cominciamo
a montare le attrezzature, giusto in tempo per scorgere il sole che, lontano, sembra
ammiccare augurandoci “buona fortuna”.
Un po’ di sonno ci vuole e, al risveglio, siamo già lontani da terra, lontani dalle
coste sabbiose e dai rumori della civiltà, in rotta verso la prima tappa del nostro
viaggio.
Le onde ci cullano mentre riemergiamo dalle cabine e troviamo la colazione già
pronta sui tavoli della dinette. Ci guardiamo in faccia e ci rendiamo improvvisamente
conto di non avere ancora avuto tempo per le presentazioni. Non ha importanza, ci
sarà tempo. Gli sguardi sognanti di tutti noi si incrociano consapevoli: non si
torna indietro ormai, il blu ci attende, l’avventura sta cominciando…e lo sappiamo
bene!
Stiamo ancora gustando gli ultimi sorsi di caffè quando la barca si ferma e ci ritroviamo
ormeggiati a Gotha Sharm. Massimo (capo carismatico e tour leader della crociera,
nonché Gatto dei Fondali!) ci illustra il programma di viaggio, facendolo seguire
da un breve briefing riguardo la check dive che stiamo per fare.
Riemergiamo, felici per aver preso un po’ di confidenza con i fondali dell’Arabia
Saudita, decisamente rigenerati e pronti per una nuova immersione per la quale,
tra l’altro, non dobbiamo attendere molto: un pranzo veloce e leggero ed eccoci
nuovamente con le bombole in spalla. Nuovamente Gotha Sharm, questa volta però ci
immergiamo sul relitto del Shouna. L’atmosfera immobile e densa che ci regala questo
“anomalo abitante dei fondali” ci carica di reverenziale meraviglia, mentre ci districhiamo
lungo lo scafo, assaporando le eliche e sgattaiolando tra le ampie stive luminose,
accompagnati da piccoli gruppi di coloratissimi pesci che sembrano fissarci pieni
di curiosità.
La cena e la serata non possono che essere accompagnate da reportage individuali
della propria giornata e da commenti riguardanti la prima giornata a bordo, discorsi
che ci accompagnano fino al momento di abbandonarci tra le braccia di Morfeo, carichi
di sogni e speranze per la giornata successiva.
Il sole fa nuovamente capolino tra i piccoli oblò del Dream Master e la sveglia
sembra non pesare poi così tanto! Siamo diretti a nord e la nostra prima tappa è
il Marker11. Siamo sicuri che l’immersione sarà fantastica, ma non possiamo nemmeno
lontanamente immaginare quanto! Ci tuffiamo e veniamo subito accolti tra le braccia
di centinaia di alcionari coloratissimi e carichi d’acqua, grazie anche alla leggera
corrente che ci faciliterà il tragitto di rientro. Scendiamo ad una profondità leggermente
maggiore e appaiono magicamente innumerevoli gorgonie di dimensioni incredibilmente
grandi che ci lasciano stupefatti. Decisamente un modo fantastico per cominciare
un’immersione che proseguirà accompagnata da barracuda, tonni, carangidi e un paio
di squaletti di piccola taglia che ci guideranno fino ad una grotta colma di glassfishes.
Dopo una seconda bellissima immersione sempre nelle acque del Marker11, effettuiamo
la terza immersione della giornata in un sito d’immersione sconosciuto, segnato
sulle carte con il nome di Ashayzeniyat Reef composto da quattro pinnacoli adagiati
su un fondale di 25mt, ricoperti di gorgonie e alcionari dove trovano riparo innumerevoli
pesci corallini e dove anche qualche piccolo squalo trova il tempo di fare capolino.
Arriva il 14 di Agosto e noi, ormai molto più a nord delle coste di Yanbu da cui
siamo partiti, effettuiamo due immersioni in siti sconosciuti, uno dei quali, da
noi soprannominato Cavern reef, ricco di spaccature che si snodano all’interno del
reef anche per 10 mt. Notiamo con stupore che le pareti sono ricoperte di piccole
gorgonie gialle che, il nostro “Maestro” Emilio, esperto biologo dell’ISM, ci conferma
essere parenti delle Paramuricee. Per finire la giornata in bellezza decidiamo di
immergerci all’interno di una laguna sconosciuta, dove vecchie leggende di pescatori,
dicono ci sia il relitto di un sambuco arabo carico di terracotte e porcellane cinesi.
Difficilmente queste leggende portano a qualcosa di concreto, considerando anche
la vastità e la scarsa visibilità (max 10mt) della laguna; il brivido dell’avventura
e il sapore della scoperta sono però un magnete troppo forte per lasciarci sfuggire
un’occasione simile.
Decidiamo dunque di cercare il relitto e costituiamo un gruppo di ricerca da mandare
in avanscoperta: andremo io, Massimo, Sergio e Francesco. Entriamo in acqua e ci
disponiamo in formazione orizzontale a qualche metro di distanza l’uno dall’altro,
d’accordo nel segnalare qualsiasi stranezza ci appaia sul fondo della laguna. Carichi
di entusiasmo e speranza ci immergiamo e, contro ogni previsione, dopo un tragitto
molto breve, ci troviamo –increduli- di fronte ad uno spettacolo incredibile: lo
scheletro dello scafo del sambuco, con gran parte del carico ammonticchiato verso
la parte di poppa, si stende sulla sabbia a pochi metri da noi! Ci è necessario
un grande sforzo per uscire dall’imbambolamento che ha colto tutti e quattro e metterci
al lavoro per fare rilievi e fotografie di ogni minimo particolare. Il tempo trascorre
veloce, senza che ce ne accorgiamo, almeno fino a quando vediamo apparire sopra
le nostre bolle tutto il resto del gruppo che, insospettito dalla stasi in un unico
punto delle nostre bolle, ha pensato bene di venirci a trovare mentre noi, con un
certo rammarico, ci rendiamo conto di esserci dimenticati (presi com’eravamo dall’entusiasmo)
di avvisarli del ritrovamento, ma anche di essere ormai rimasti con una riserva
di aria esigua che ci costringe a riemergere lasciando il campo ai nostri compagni
di viaggio.
Una volta terminata l’immersione per tutto il gruppo, il tempo sembra volare mentre
parliamo di tutto ciò che abbiamo avuto modo di vedere, mentre descriviamo le diverse
anfore e vasi, alcuni dei quali provvisti di bruciatore o di coperchio, di maniglie
piuttosto che di anelli, tanto da sentirci irresistibilmente attratti dal tornare
ad immergerci, avidi di immagini da ricordare e da poter conservare nei ricordi
di questa crociera; ecco dunque un esiguo gruppo di noi nuovamente impegnato a preparare
l’attrezzatura per tornare a curiosare tra fasciame e terracotte!
Questa volta però decidiamo di riportare sotto la luce del sole qualche reperto,
trasformandoci in improvvisati archeologi, trascorrendo poi la serata ad eliminare
tutte le incrostazioni scoprendo grezze incisioni e rilievi sulla superficie dei
bei vasi che decideremo successivamente di donare al Principe proprietario della
barca.
Nonostante le immagini di quello che abbiamo denominato “il relitto cinese” siano
ancora ben salde nelle nostre emozioni, il giorno seguente decidiamo di volgere
nuovamente la prua verso nord alla ricerca di nuovi siti d’immersione. Trascorriamo
dunque la mattinata nella zona di Sha’ab Wughady, esplorando prima la punta sommersa
del lato nord-est e poi la parete degradante del lato nord-ovest, immersioni non
particolarmente colorate ma decisamente ottimi posti per poter trovare pesce di
passo, a patto di essere armati di un po’ di fortuna e tanta pazienza.
Per concludere la giornata in bellezza ci dirigiamo verso un reef che, stando alle
informazioni dell’ecoscandaglio, nella zona sud sembra avere una punta sommersa
degradante, abbastanza lontana dalla parte corallina emersa: Sha’ab Shaybara. La
prima cosa che ci colpisce, appena abbandonato il gommone per lasciarci scivolare
nelle calde acque del tardo pomeriggio, è la gran quantità di colore e di pesce
corallino. Cominciamo a scendere e, dopo pochi istanti, ci rendiamo conto che l’occhio
vigile di un estraneo ci sta seguendo pieno di curiosità: una manta dalle tonalità
piuttosto scure e dalle dimensioni ragguardevoli sta nuotando al nostro fianco.
Le foto e le riprese si sprecano ma dopo pochi istanti, riluttanti, dobbiamo abbandonare
il campo perché tempo e capacità delle bombole sono tiranni e la corrente, qui piuttosto
sostenuta, potrebbe creare delle difficoltà durante il rientro. Ci portiamo in acque
più basse seguendo la punta a ritroso e ci troviamo davanti a due piccoli squali
Pinna bianca di barriera che ci guidano sino ad un pianoro che sembra essere ricovero
di un piccolo gruppo di squali Nutrice, piuttosto rari da vedere in questa zona.
Soddisfatti per i grandi incontri del pomeriggio ricominciamo il nostro “cammino
pinnato” verso la barca; sfortunatamente l’aria potrebbe non bastare, decidiamo
dunque, per evitare rischi inutili, di riemergere con l’utilizzo del pallone di
risalita individuale (il mitico “balùn”) e attendere in superficie l’arrivo del
gommone per tornare a bordo del Dream Master.
La squisita cena trascorre parlando degli avvistamenti pomeridiani, al punto tale
che decidiamo di effettuare la prima immersione del giorno successivo sempre nelle
acque di Sha’ab Shaybara sud. Detto fatto, ma questa volta non siamo fortunati!
Ci spostiamo verso Mashaby, altro reef sconosciuto, contraddistinto da un lungo
plateau sommerso, dove prendiamo atto del fatto che, probabilmente a causa di temperatura
e salinità, piuttosto che di correnti, più ci si spinge verso nord, minore è la
concentrazione di gorgoniacei.
Nel pomeriggio torniamo parzialmente sui nostri passi, riportandoci nelle acque
che ospitano e cullano il nostro amato “relitto cinese”. Nuovamente ci troviamo
emozionantissimi, all’idea di gravitare sulle anfore che ormai conosciamo in molti
dei loro particolari, anche se questa volta ci dedichiamo alla parete corallina
circostante il relitto, scoprendola ricca di spaccature, anemoni e gamberetti, con
grande gioia degli appassionati di biologia e di abitanti marini di piccole dimensioni.
Siamo ormai al giro di boa: è il 17 Agosto e la fine della prima settimana è ormai
giunta; abbiamo a disposizione giusto il tempo di un paio di immersioni mattutine
prima di portarci verso un porto militare costiero per fare rifornimento. Scegliamo
come meta della mattinata Sha’ab Suflani, un sito dalla forma decisamente insolita,
con due grossi tronconi di reef divisi a metà da un canale passante, il tutto posato
su un lungo plateau sommerso. Esploriamo il pianoro durante la prima immersione,
trovandoci di fronte ad una gran quantità di gorgonie e alcionari; lo stesso spettacolo,
coadiuvato da una grossa mole di pesce corallino, ci viene offerto all’interno del
canale e lungo la parete esterna del reef, luoghi prescelti per la seconda immersione.
Il rientro in porto è accolto dall’arrivo di una vedetta della guardia costiera
che non sembra essere particolarmente benintenzionata (le acque territoriali dell’Arabia
Saudita sono interdette al traffico non militare, salvo per alcuni canali prefissati
per il traffico commerciale) ma, anche questa volta, non ci sono problemi: la lettera
di permesso firmata dal Principe fuga ogni dubbio, possiamo accostarci al molo per
fare rifornimenti, mentre, su richiesta delle autorità, per rispetto della coltura
araba, le donne partecipanti alla crociera vengono invitate ad indossare il velo
e la veste nera.
Il 18 Agosto ci regala nuove sorprese: è il compleanno di Claudia (primo della serie
di tre compleanni, oltre a quello di Marco e Carmen, che porteranno grande fermento
in barca tra feste, torte e creazione di regali ad hoc, come un fantastico gioiello
di conchiglie assemblato su disegno di Massimo con l’aiuto mio e di Nives), oltre
che suo anniversario di matrimonio per 42 anni passati in compagnia del mitico Luigi.
Effettuiamo la prima immersione in un sito sconosciuto ricco di gorgonie, alcionari
e anemoni che decidiamo di ribattezzare Sha’ab Claudia in onore della festeggiata.
Ormai la prua è irrimediabilmente rivolta verso sud, proiettata verso un rientro
che, purtroppo, si fa sempre più vicino. Siamo ormai nella zona dei cosiddetti Seven
Reefs ed effettuiamo le due immersioni pomeridiane al Marker3 e al Marker7, reefs
ricchi di gorgonie e alcionari, con grande quantità di pesce corallino e qualche
gradita sorpresa come, ad esempio, un pesce Napoleone di dimensioni decisamente
ragguardevoli che ci scorta per tutta la durata della prima immersione (Marker3).
Finalmente, probabilmente grazie alle condizioni di corrente estremamente favorevoli
che troviamo nella zona di Yanbu, gruppi di gorgonie e alcionari si fanno sempre
più folti e colorati.
La sera una delle tante notturne porta con sé una vittima: proprio Claudia, la festeggiata,
ha avuto uno spiacevole incontro ravvicinato con un riccio diadema, da cui è uscita
“sconfitta” con qualche piccolo regalo nel ginocchio! Il clima è un po’ teso ma
è “El Stregùn” Claudio a risolvere la situazione con impacchi di olio bollente e
sale che, rivelatisi portentosi, restituiranno a Claudia un ginocchio nuovo già
il giorno successivo.
Chiusa l’”infermeria” il dopocena non può che concludersi con torte e festeggiamenti.
Sfortunatamente eravamo sprovvisti di spumante (per ovvi motivi), ma c’è chi ha
saputo consolarsi adeguatamente con una strana bibita dall’equivoco colore verde
fosforescente!
Il giorno dopo decidiamo di tornare ad immergerci in uno dei posti che maggiormente
ci hanno colpito dall’inizio dell’avventura: il Marker11; anche questa volta non
restiamo delusi dalla grande quantità di coralli, gorgonie, alcionari e pesce corallino,
oltre al graditissimo incontro con una piccola e aggraziata Aquila di mare che,
verso la metà dell’immersione, giunti sul plateau sud, vediamo fare capolino dal
blu del mare aperto, dirigendosi verso di noi nella sua silenziosa, piccola maestosità.
La giornata si conclude poi con un’immersione nelle acque del Marker32 (Sha’ab Hammam)
con un grande branco di barracuda che, quasi apparso dal nulla, sembra volare sopra
le nostre bolle per buona parte dell’immersione.
Sempre il Marker32 aprirà la giornata successiva, mentre il Marker34 è la meta delle
ultime due immersioni del 20 Agosto che, con i suoi colori, i piacevoli incontri
con barracuda, pesci lima e soprattutto, con le tante onde spettacolari che, alla
stregua di nuvoloni temporaleschi, si stagliano sopra le nostre teste, andando a
frangere contro la sommità del canyon che divide due tronconi di reef ricchi, tra
l’altro, di anemoni, ci regala due immersioni veramente degne di essere ricordate
nel grande libro dei nostri ricordi.
E’ però nelle acque di Abu Galawa, meta dell’intera giornata successiva, che troviamo
grandi sorprese insperate: un piccolo plateau seguito da una caduta a strapiombo,
a prima vista ottima per “grandi incontri”, il tutto pochi metri lontano dal nostro
ormeggio. Siamo subito stupiti dalla gran quantità di enormi e spettacolari gorgonie,
ricoperte da alcionari, che corrono lungo tutta la parete per l’intero corso della
caduta. L’ambiente spettacolare che troviamo davanti ai nostri occhi, unito a curiose
ed esilaranti scene di contese tra pesci pagliaccio e mangianze simili a “zuffe”
che vedono protagonisti piccoli labridi e pesci balestra, potrebbero già bastare
per farci tornare all’asciutto più che soddisfatti; il mare sembra però aver deciso
di essere generoso con noi e dal blu, lentamente, vediamo emergere una sagoma familiare,
apparsa spesso nei sogni di molti di noi: aggraziato come un’esperta ballerina,
uno squalo martello (Sphyrna lewini) si dirige verso di noi. Il respiro si blocca
e l’atmosfera, ormai solenne, trasforma un grande abitante del mare in un’apparizione
spettacolare. Ci vuole del tempo prima che il respiro riprenda e le bolle ricomincino
a raggiungere la superficie con regolarità.
La serata non può che avere come argomento principale di conversazione il piacevole
avvistamento, oltre che alcuni attacchi ai danni delle pinne di Massimo e Sergio
da parte di qualche pesce balestra un pò troppo protettivo!
Mentre un piccolo gruppo di noi cerca di prolungare la permanenza in Arabia per
una settimana (purtroppo senza successo), la giornata successiva comincia all’insegna
dei colori del Marker 41. Sono però le due immersioni successive, nelle acque del
Marker 44, a regalarci le emozioni maggiori: branchi di barracuda e tonni, insieme
a un piccolo Pinna Bianca di barriera, ci accompagnano per la prima metà dell’immersione
mentre, portandoci a quote “decompressive”, per rientrare verso la barca, pinneggiando
lungo la parete, ci troviamo di fronte ad una lunga sequenza di ampie spaccature
passanti che ci permettono di penetrare nel reef per diversi metri, immersi in spettacolari
giochi di luci filtranti che rendono l’atmosfera simile ad un sogno.
E’ ormai il 23 agosto e siamo decisamente alle ultime bolle. Le acque del Marker
44 sono nuovamente protagoniste per la prima immersione della giornata; questa volta
però non sono solo le grotte ad alimentare i nostri rimpianti per l’avventura giunta
ormai al termine: un branco di tonni ci viene incontro appena scesi in acqua e,
una volta raggiunta la parete a strapiombo al limite del plateau, ecco un maestoso
squalo martello apparire nel blu e restare in nostra compagnia per diversi minuti,
allontanandosi per qualche istante e tornando poi sempre verso di noi.
Riemergiamo contenti per l’ottimo inizio della giornata e ci dirigiamo verso il
Marker 39; non sappiamo che la prima immersione ha rappresentato solo l’inizio di
una grande giornata. Nuovamente troviamo un plateau a sbalzo le cui acque ospitano
un folto branco di barracuda che sembra farci da giuda per buona parte della nostra
permanenza sottomarina. Ancora una volta però, quasi volessero giungere dalle profondità
per salutarci, come bimbi tristi alla partenza di un amico, ecco giungere alcuni
squali martello, come sempre fieri e pieni di grazia, pronti a far lievitare le
nostre emozioni.
Resta ancora un’immersione, l’ultima prima di concludere l’avventura e riportare
i piedi sulla terraferma, l’ultima prima di abbandonare le pinne a favore di sandali
e scarpe, l’ultima prima di abbandonare chiglia, elica, timone e mare a favore di
ruote, volante e asfalto. Non abbiamo dubbi: il richiamo delle gorgonie e degli
alcionari di Abu Galawa è troppo forte e decidiamo di salutare le acque dell’Arabia
Saudita proprio di lì.
Come ogni esperienza magnifica anche questa avventura è giunta al termine; siamo
costretti ad abbandonare uno splendido mare, acque vergini e fondali intonsi che
porteremo sempre nel cuore e nella memoria. Soddisfatti riprendiamo la via del ritorno,
verso Yanbu prima e poi verso Jeddah. Ancora negli occhi il blu che ci ha circondato
per due settimane, con una salda certezza tacitamente condivisa: questa partenza
non è un addio, bensì un arrivederci, un arrivederci che si ripeterà molte volte
ancora.
Un saluto e un ringraziamento vanno a tutti i compagni di viaggio, con l’augurio di fare tante fantastiche immersioni e di trovarci magari nuovamente nelle splendide acque dell’Arabia.