La storia antica della navigazione nel Mar Rosso ha nella costa yemenita radici profonde che risalgono intorno al I secolo d.c. quando greci e romani scoprirono la possibilità di raggiungere le Indie via mare. Da allora si sono avvicendate in queste acque le più importanti flotte navali fino ai portoghesi che agli inizi del 1500 decisero di conquistare il paese senza fare i conti con i potenti Ottomani i quali, per niente entusiasti dell'invasione iberica, dopo una lotta durata quattro anni, conquistarono il predominio del paese che manterranno sino al 1636. Nel 1761, il re di Danimarca sponsorizzò l’Arabia Felix, una spedizione a scopo di ricerca nel mare Yemenita per raccogliere il maggior numero di notizie geografiche, biologiche, botaniche che aiutassero i sapienti d’Europa a illustrare questo paese allora sconosciuto. Un mare ricco di storia, narrata ancora oggi dalle sagome leggiadre dei sambuchi che solcano le onde. Ancora oggi si incrociano bellissimi esemplari di sambuchi stracolmi di pescatori giovani ed anziani che trascorreranno molti giorni a pesca in mare aperto. Le loro caratteristiche linee slanciate riportano la mente indietro di molti secoli quando, a bordo di queste barche, gli antichi navigatori arabi si spingevano sino alle coste cinesi, carichi di chiodi di garofano e incenso per poi rientrare con stive colme di sete, porcellane e manufatti ma soprattutto di idee, cultura e conoscenze. Lo stesso Marco Polo, durante il suo peregrinare attraverso il Katay, rimase impressionato da queste strane imbarcazioni tanto da annotarne le caratteristiche nel “Milione”, descrivendo il curioso assemblamento del fasciame, legato con fibra di cocco senza utilizzo di chiodi.
GEOGRAFIA
Lo Yemen si affaccia con le sue coste sul mare Arabico e sul mar Rosso meridionale. Uno stretto braccio di Mar Rosso lo separa dalle coste opposte dell’Eritrea, di Gibuti e della Somalia. Avvicinandosi alla coste del Mar Rosso dopo avere lasciato Sana’a a 2.350 metri di altitudine con le sue montagne e le profonde valli, improvvisamente tutto scompare per lasciare posto a una fascia costiera piatta tipicamente tropicale dove, a ridosso dei corsi d'acqua dolce, si trovano piantagioni di banane, mango, datteri ed altri frutti da climi temperati. Denominata Tihamah, termine che in lingua locale significa “terra calda”, poiché qui, durante i mesi estivi, le temperature raggiungono anche i 50°C, con un tasso di umidità superiore all’80% ed è formata da una fascia larga da 20 a 50 km composta di sabbia coralligena vicino al Mar Rosso e da sabbie fluviali più all’interno. Fatta questa premessa di ordine geografico, focalizziamo la nostra attenzione su una area marina molto particolare, quella dell’arcipelago delle Zubayr. Dal porto di Salif che si trova 90 chilometri a nord del paese di Hodeyda navigando in direzione Ovest, incontreremo a 6 miglia di distanza l’arcipelago delle isole Kamaran; da qui, navigando in direzione Sud - Sud Ovest per circa 40 miglia, si incontra l’arcipelago di Zubayr, composto da isole vulcaniche e scogli affioranti totalmente deserti poste nella zona centrale del Mar Rosso, proprio dove si forma la rift valley, la spaccatura del Mar Rosso. Da nord a sud, le otto isole maggiori sono quelle di Haycock Isl., Rugged Isl., Saddle Isl., Table Isl., Connected Isl., Saba Isl., Zubajr Isl. e Centre Peak. Inoltre l’isolata Jebel al Tair dove si trova anche un faro tenuto in funzione da alcuni faristi, fondamentale per la navigazione in Mar Rosso in quanto ci troviamo a poca distanza dallo stretto di Bab el Mandeb. Oltre alle isole principali ricordiamo gli scogli di Quoin rock, il primo da nord, Maha’s rock, Low Isl. e quello di Shoe rock. Tutti questi complessi montuosi, sono di origine vulcanica e sono considerati veri e propri paradisi naturalistici con i loro enormi coni vulcanici che vanno a morire direttamente nelle acque. I colori delle rocce variano in continuazione: dalle mille sfumature del nero e del grigio fino all’ocra, dando vita a magici contrasti. Crateri spenti o esplosi secoli fa, formano cale profonde dentro le quali si lanciano impazziti i turbini del vento. Colate di lava nera sconvolte da antichi cataclismi; grossi blocchi di lava e lingue di magma pietrificato a contatto con le acque del mare danno vita a paesaggi che evocano immagini e sensazioni da creazione dell’universo. La lava nera disegna spettacolari geometrie lunari come il nero profondo del magma solidificato dall’ultima eruzione avvenuta a metà del 1800 come nel caso dell’isola omonima di Zubayr. Se si escludono alcuni arbusti di mangrovie, qui la vegetazione è completamente assente mentre abbondantissima è la presenza di uccelli.
ALCUNE ISOLE DI ZUBAYR
QUOIN ROCK
Quoin Rock è un doppio scoglio emergente situato a nord dell’isola Haycock. Lo scoglio più grande di Quoin ricorda vagamente la pinna di uno squalo ed è abitato da colonie di sule che vi hanno depositato sulla roccia grosse macchie chiare di guano. Quoin rocck è soprattutto il miglior punto d’immersione di Zubayr. Sul versante sud si trova il secondo scoglio decisamente più piccolo. Il versante nord è invece caratterizzato da una lunga propaggine rocciosa che si inabissa sotto la superficie.
MAHA’S ROCK
Maha’s rock sono tre scogli emergenti a circa 10 minuti di distanza ad ovest dell’isola di Rugged, caratterizzati dalla classica forma di roccia lavica dal colore scuro. ZUBAYR
Il suo nome può avere diverse provenienze dato che la parola Zubayr in lingua araba significa leone oppure Zubayr era anche un famoso musulmano molto amico di Maometto. L’isola che che dà anche il nome all’arcipelago, è posta 191 mt s.l.d.m. è un ammasso di blocchi di lava nera che danno la netta sensazione di un’esplosione fresca. Infatti, l’ultima eruzione è avvenuta a metà del 1800 riversando in mare blocchi di magma che nella fase del raffreddamento, hanno creato profondi canali che si insinuano all’interno della montagna. Il contrasto tra il colore smeraldo dell’acqua e la lava nera, crea situazioni di altissima suggestione. A sud dell’isola si trovano i pochi resti di una nave affondata tra cui la grossa elica.
SABA
Si suppone che il suo nome derivi dalla famosa regina di Saba. L’isola è sicuramente la più accogliente grazie ai suoi ottimi ancoraggi a Nord e a Sud. Una volta scesi sulla splendida laguna a sud, ci troveremo di fronte al cratere del vulcano principale, dalla sua sommità l’isola appare in tutta la sua immensità, contornata di piccoli laghetti abitati da fenicotteri rosa e squadroni di granchi, mentre sulla piana rivolta ad ovest emerge un piccolo vulcano solitario attorno al quale si librano centinaia di sule. Sulla piana a sud ovest si trovano tutti i nidi delle sule.
RUGGED
Rugged si presenta con la classica colorazione scura tipica di queste isole. Sulla parete ovest è presente una enorme grotta scura con l’acqua color smeraldo che si insinua al suo interno andando a bagnare il fondo composto da finissimi granelli neri di sabbia vulcanica.
LOW ISLAND
Low islands è l’unica isola che offre l’opportunità d’immergersi all’interno del cratere sommerso del suo vulcano.
CENTRE PEACK L’isola è caratterizzata dalla sua cima mozzata sulla quale si trova un vecchio faro ormai in disuso. A nord è presente l’unico campo militare dove vivono molti militari in piccole abitazioni corrose dal vento e dalla salsedine.
JEBEL AL TAIR Il suo nome in arabo significa “l’isola degli uccelli”, la sommità è posta a 244 mt. s.l.d.m. Il volcano forma un’isola circolare del diametro di 3 km. Il cono si chiama Djebel Duchan (la montagna fumosa) ed è composto di lava, cenere e pomice. L’ultima eruzione si presume avvenuta nel 1332.